
Cos’è la cedolare secca nei contratti di affitto e perché conviene
Si parla di contratto di affitto con cedolare secca quando, per la tassazione di determinati immobili, il contribuente sceglie questo regime di tassazione in sostituzione delle altre forme di prelievo fiscale che potrebbero essere applicate sul reddito della locazione di quell’immobile.
La cedolare secca si applica per tutta la durata del contratto di locazione, a meno che il locatore si avvalga della facoltà di revocarla.
Registrazione del contratto di affitto con cedolare secca
Scegliendo questo regime di tassazione non è più necessario versare le imposte di bollo e di registro in sede di registrazione o di rinnovo del contratto.
Il contratto di affitto con cedolare secca può essere registrato utilizzando il modello 69 oppure tramite i canali telematici del sito dell’Agenzia delle Entrate.
Immobili a cui applica la cedolare secca
Dal 2011 è possibile applicare il contratto di affitto con cedolare secca a tutti gli immobili destinati ad uso abitativo (ed alle relative pertinenze), che risultano cioè iscritti al catasto urbano sotto le categorie da A/1 ad A/11, elenco dal quale è però esclusa la categoria A/10 relativa agli immobili destinati ad uso ufficio.
Chi può scegliere questo tipo di tassazione
Possono stipulare un contratto di affitto con cedolare secca solo le persone fisiche private, titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento (es. usufrutto).
I locatori possono scegliere questo regime di tassazione a condizione che ne abbiano dato comunicazione all’affittuario tramite lettera raccomandata nella quale devono espressamente affermare che per tutta la durata della locazione si rinuncia all’aggiornamento del canone, come dell’aumento ISTAT, anche se era stato previsto in precedenza al momento della stipula del contratto.
Vantaggi
Il contratto di affitto con cedolare secca è soggetto ad una tassazione che prevede l’applicazione di due aliquote IRPEF:
- si applica il 10% ai contratti di locazione a canone concordato che si stipulano per gli immobili che si trovano all’interno di Comuni metropolitani e limitrofi (in genere quelli dove l’intensità abitativa è alta);
- si applica il 21% in tutti i restanti casi.
L’imposta è dovuta sul 100% del canone annuale stabilito.
L’aliquota è comunque inferiore a quella generalmente applicata: la tassazione minima prevista dall’IRPEF ordinaria è del 23% sul 95% del canone percepito.
La cedolare secca sostituisce anche le addizionali regionali e comunali e, come sopra detto, se scelta al momento della stipula del contratto non prevede che venga pagata l’imposta di bollo e di registro in fase di registrazione e di rinnovo del contatto.
Si può quindi affermare che questo regime si tassazione avvantaggia anche l’inquilino che deve generalmente pagare la metà di queste imposte.
La cedolare secca si paga in due rate, alle stesse scadenze e con le stesse modalità previste per le imposte relative alle dichiarazione dei redditi.