Demansionamento

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Ecco cosa cambia con il decreto sul demansionamento

Il Decreto sul demansionamento è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del Governo Renzi l’11 giugno 2015 nell’ambito dell’ultima riforma del diritto del lavoro in Italia (Jobs Act) e prevede la possibilità per il datore di lavoro di modificare le mansioni di un suo dipendente, decidendo di assegnargli compiti appartenenti a livelli di inquadramento inferiori.

Cosa prevede il decreto sul demansionamento

Nel Decreto vengono individuati nuovi principi guida del cambio di mansioni all’interno delle aziende: il testo prevede la facoltà per il datore di lavoro di modificare unilateralmente le mansioni lavorative di un suo dipendente, nel caso in cui sia in atto una modifica degli assetti organizzativi interni.
Nello specifico il testo recita: “in caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali che incidono sulla posizione del lavoratore, lo stesso può essere assegnato a mansioni appartenenti al livello di inquadramento inferiore”.

Fino ad oggi l’ordinamento italiano vietava la possibilità di relegare il dipendente a mansioni di livello inferiore.

La Riforma del Lavoro concede quindi un grande potere ai datori di lavoro che, basandosi sul presupposto generico della modifica degli assetti organizzativi, possono decidere di assegnare al dipendente mansioni appartenenti al livello di inquadramento inferiore, anche deve comunque essere garantito il margine contributivo raggiunto.
Lo stipendio dovrebbe quindi rimanere lo stesso, ma potrebbe diminuire nel caso di perdita di alcune indennità (es. trasferte che non vengono più effettuate).

I soggetti interessati dal Decreto sul demansionamento sono tutti i lavoratori subordinati con contratti vecchi e nuovi.

Anche se è stata prevista la possibilità per datore di lavoro e lavoratore di stipulare accordi individuali per la modifica delle mansioni e anche se il lavoratore non è lasciato solo di fronte al datore di lavoro in tale situazione, appare chiaro che l’azienda acquisisce il potere di mettere il dipendente di fronte ad una scelta: accettare le nuove condizioni, oppure essere licenziato ricevendo poche mensilità di indennizzo.

Le critiche al Decreto sul demansionamento

Secondo diversi legali, se la norma non sarà modificata darà adito a numerosi ricorsi davanti ai giudici: il tema del demansionamento sarà quindi oggetto di nuove cause sul lavoro.
Questo perchè nello specifico la dicitura “modifica degli assetti organizzativi” viene giudicata troppo generica: non vengono fissati limiti per tutelare il lavoratore e si concede un potere unilaterale all’azienda.

A livello legale i problemi potrebbero sorgere ogni qual volta che un datore di lavoro decida di utilizzare la giustificazione della modifica degli assetti organizzativi come pretesto per motivare un demansionamento.
Il dipendente che non riconosca la sussistenza di tale motivazione potrà quindi rivolgersi al giudice per fare chiarezza sulla situazione e in caso si vittoria potrà ottenere di nuovo il lavoro precedente più un risarcimento in denaro.
Secondo gli addetti ai lavori manca quindi un nesso oggettivo tra demansionamento e riorganizzazione aziendale.

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